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Come comunicare il cancro

 

 

 


Comunicare una diagnosi di cancro è uno dei momenti più delicati e complessi che una persona e i suoi familiari possano affrontare. 

Non si tratta solo di trasmettere un'informazione medica, ma di gestire un'ondata di emozioni, paure e incertezze che travolgono tutti i soggetti coinvolti. 

La modalità con cui questa notizia viene comunicata può influenzare profondamente il percorso di accettazione, la gestione della malattia e la qualità delle relazioni. 

Non esiste una formula universale, ma ci sono principi guida che possono aiutare a rendere questo momento, per quanto doloroso, il più umano e supportivo possibile.

La decisione su chi informare e in quale momento è profondamente personale.

Il Paziente Stesso: la priorità assoluta è la comunicazione al paziente. Questo è compito dei medici, che devono farlo in modo chiaro, onesto ma anche empatico, fornendo tutte le informazioni necessarie sulla diagnosi, la prognosi (se richiesta) e le opzioni terapeutiche. È fondamentale che il paziente si senta informato e coinvolto nelle decisioni che riguardano la propria salute.

Familiari Stretti e Partner: spesso, la notizia viene comunicata inizialmente a un partner o a un familiare stretto, che potrà poi supportare il paziente nel processo di comunicazione ad altri. È cruciale che ci sia un accordo tra il paziente e i suoi cari su chi informare e come.

Figli: comunicare il cancro ai figli, soprattutto se piccoli, richiede una sensibilità particolare. L'età dei bambini influenzerà il linguaggio e il livello di dettaglio. L'obiettivo è rassicurarli sulla continuità dell'amore e dell'attenzione, pur riconoscendo che ci saranno dei cambiamenti.

Amici e Colleghi: decidere di informare amici e colleghi dipende dal grado di vicinanza e dal desiderio di supporto. Non c'è obbligo, ma un ambiente informato può offrire una rete di aiuto preziosa.

Il quando comunicare dipende dal paziente. 

Alcuni preferiscono condividere la notizia immediatamente per ricevere supporto, altri aspettano di avere più informazioni o di sentirsi più forti. 

Rispettare i tempi del paziente è fondamentale.

La comunicazione, per essere efficace e supportiva, dovrebbe basarsi su alcuni pilastri:

-Onestà e Trasparenza (ma Gradualità): evita eufemismi o bugie. Essere onesti costruisce fiducia. Tuttavia, non è necessario riversare tutte le informazioni in una volta. Si può iniziare con i concetti di base e aggiungere dettagli man mano che il paziente o la persona coinvolta è pronta a riceverli;

-Linguaggio Chiaro e Semplice: evita il gergo medico complesso. Usa parole che tutti possano capire. Spiega le cose in modo diretto ma gentile;

-Empatia e Ascolto Attivo: la comunicazione non è un monologo. Ascolta attentamente le paure, le domande e le reazioni emotive dell'altro. Offri uno spazio sicuro per esprimere dolore, rabbia o tristezza senza giudizio. Mostra comprensione e compassione;

-Rassicurazione e Speranza (Realistica): sebbene sia importante essere onesti sulla gravità della situazione, è altrettanto importante offrire speranza, quando possibile. Sottolinea le opzioni di trattamento, i progressi della medicina e la presenza di un team di supporto. La speranza non significa negare la realtà, ma focalizzarsi sulla possibilità di affrontare la malattia e migliorare la qualità della vita;

-Focus sul "Noi": soprattutto nelle relazioni strette, usare un linguaggio che suggerisca un "noi" ("Affronteremo questo insieme", "Io sono qui per te") rafforza il senso di unione e supporto reciproco;

-Prepararsi alle Reazioni: le persone reagiscono in modi diversi: shock, negazione, rabbia, tristezza, paura. Sii pronto a queste reazioni e cerca di non prenderle sul piano personale. Lascia spazio all'espressione emotiva;

-Offrire Informazioni e Supporto Concreto: sii pronto a rispondere a domande, a ricercare informazioni aggiuntive o a mettere in contatto il paziente con gruppi di supporto, associazioni o professionisti (psicologi, assistenti sociali) che possano fornire aiuto pratico ed emotivo;

-Proteggere i Più Piccoli: con i bambini, è fondamentale usare un linguaggio adatto alla loro età. Spiega la malattia in termini semplici, rassicurali che non è contagiosa e che non è colpa loro. Sottolinea che si farà di tutto per aiutare il genitore malato e che la routine familiare, per quanto possibile, rimarrà stabile. È utile parlare di "malattia che i dottori stanno curando" piuttosto che di termini spaventosi.


La comunicazione della diagnosi di cancro non è un evento isolato, ma l'inizio di un lungo percorso. 

È un momento in cui l'aiuto psicologico diventa fondamentale, sia per il paziente che per i suoi cari.

Uno psicologo specializzato in psicooncologia può:

-Aiutare il Paziente: a elaborare lo shock della diagnosi, a gestire ansia e depressione, a migliorare le strategie di coping e a comunicare efficacemente con i familiari e il team medico;

-Supportare i Familiari: offrire strumenti per gestire le proprie emozioni, per comunicare con il paziente e con i bambini, e per prevenire il burnout del caregiver;

Facilitare la Comunicazione Familiare: creare uno spazio neutro dove i membri della famiglia possono esprimere le proprie paure e preoccupazioni, migliorando il dialogo e il supporto reciproco.

L'accompagnamento psicologico non elimina il dolore, ma fornisce gli strumenti per affrontarlo, rendendo il percorso meno solitario e più gestibile.

Il PRONTO SOCCORSO PSICOLOGICO ROMA EST ha quindi deciso di offrire al riguardo un servizio, in 31 lingue, di aiuto psicologico. 

La rete ROMA EST è composta da 401 psicologi presenti in tutte le regioni italiane e in 25 paesi esteri. 

Per contattare il servizio telefonare ai n. +390622796355 / +393473157728 o collegarsi al sito www.pronto-soccorso-psicologico-roma.it .

 

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